domenica 13 dicembre 2009
Akua
cade nella notte
silenziosa corre per il mare
del vecchio
folle
nella mente e nel corpo
cercando il sole
svanendo ombre
di buio dipinte
come una malattia del sonno
che tace nel rumore
del cielo profondo
Scritti numerici
UNO
L’orizzonte traccia il confine,
ma noi siamo orizzonte ed eterno,
come il fiume che carezza le sponde dell’evidenza,
il suo limite è l’inconsapevolezza,
ma tu sei insieme corso e orizzonte.
Lo sguardo cerca di incrociarne i ruoli
e solo in quel punto infinitesimo
puoi scorgerne l’essenza
DUE
La mancanza dei due,
del loro improvviso apparire,
trema l’affetto nell’intimo
e infranto dagli errori
ne scuote le simmetrie
TRE
C’è un ordine che vincola il caos
E un’illusione che libera geometrie danzanti
Arrestami per lo stesso ineffabile motivo
a cui tendo infinite volte
e per cui sono costretto e cedere
al volto di chi mi doma
L’estremo è un’unità
Il cui valore è dedicato alla follia
A mia madre
perche' sono una creatura dell'essere e questo profondo calore
scivola nella mia natura racchiudendomi in dimensioni che non stavo cercando.
Cosi' erro, perso nel tramonto, passando le giornate a crescere
e a conoscere la mia realta' :
tranquilla, gioiosamente noiosa, padrona di sensazioni stupende e vittima di ritmi cadenti.
C'e' comunque una cosa per cui vale restare:
sognare, poiche' meraviglioso cio' che si riesce a desiderare.
Eppure, la gabbia che mi culla in questo momento,
lascia le finzioni di cui mi cibo nel grembo.
NASCITA
MORTE
Sfioro il respiro d'una musika persa,
che ascolta il grido dell'unica notte
immersa
nel cielo dei miei stanchi silenzi,
pensieri sconvolti nella vita d'un buio tranquillo,
rassegnato fuggiasco del giorno.
Perche' sono l'oscurita'
e volero' tra mille terrori
scontrandomi alla fiamma assassina
che per anni
ha insidiato le mie tenebre,
ma io sono il buio
e qui nessun chiarore
potra' illuminare la mia quiete dell'essere
perche' questa
è la mia unica realta'.
Non ci sono immagini.
e ci sono io,
e io sono solo,
non piu' fiamme dalle quali scappare
ne' ombre da soccorrere
dal tocco d'una torcia sicaria,
non piu' niente
e niente piu' sensazioni,
solo un lento passaggio di tempo.
E io sono solo
e forse non riesco più a muovere le mie mani
perche' non c'e' posto
dove non sia io.
Sembra quasi,
di essere perso dentro me, o
forse non sembra neppure di essere.
sto solo per dormire
di una notte infinita.
Ma come potro' vivere
se gia' ora non mi par d'essere ?
Era quel dolce equilibrio
che ho distrutto in questa stanza
il padre della mia vita ?
E' il dolore che accarezza le nostre anime
la dimensione di danza tribale,
il movimento, il pianto,
la morte ?
Iomemì
Il povero Iomemì, tutto il giorno non faceva che pensare a quanto era bravo e ripeteva i suoi concetti di egoismo in solitudine.
Sì, perchè egli era solo anche quando aveva di fronte persone che gli chiedevano favori, infatti non ascoltava nessuno se non il suo benessere.
“Signor Iomemì, noi avremmo bisogno di acqua, non piove da settimane e non abbiamo più da bere”
e Iomemì rispondeva “A me non interessa, IO MI sono dissetato, l’acqua a ME non manca, se volete pagarMEla, ve la posso vendere IO al prezzo che MI pare”
e i contadini piuttosto che scendere a compromessi andavano al fiume che distava parecchi chilometri e riempivano enormi botti, che dovevano poi caricarsi in spalla.
dovete sapere che Iomemì, era l’esattore del villaggio di Agonia ( che fa rima con begonia e non con armonia ), e in realtà non era proprietario di nulla, ma si comportava come se lo fosse.
E ancora
“Signor Iomemì, avremmo bisogno di muli, per caricare l’acqua del fiume”
“Che fatica che dovete fare senza muli, ma IO sono qui che non faccio niente, non MI tocca più di tanto, a ME non serve portare animali in paese....con comodo senza fretta, potete continuare a caricarvi le botti piene d’acqua in spalla , al massimo farete un viaggio in più”
Il re era molto contento della gestione Iomemì perchè le spese erano calate, tanto che da esattore divenne vicario del regno !!!
“Visto come sono bravo, il re mi ha premiato, come sono intelligente”
Iomemì delirava, parlava da solo complimentandosi delle sue malefatte!!!!!!!
Un giorno però un contadino al ritorno dal fiume cadde con la botte in spalla, e si fece veramente molto male...
“E’ tutta colpa di Iomemì, la terra la lavoriamo noi, la frutta e la verdura crescono in gran misura, e non ci viene riconosciuto nulla, anzi, se non stiamo attenti, Iomemì dirà che dovremo pagare anche solo per rivolgerci a lui”
detto fatto.....Iomemì, era talmente vanitoso che volle impegnare in denaro i suoi consigli
“Da oggi ho deciso, che siccome le mie parole hanno un grande valore, per avere udienza dovrete pagare”
Gli abitanti del villaggio erano veramente stufi di Iomemì, al chè il contadino malconcio pensò di far pagare a Iomemì, tutto il disagio che stava recando a sè e ai suoi amici.
Tutto strancalato si diresse da Iomemì con una borsa vuota.E disse
“Signor Iomemì, oggi non ho soldi” e aprì la borsa completamente vuota
“E cosa volete da me, sapete che non ricevo visite senza ricevere soldi”
“Ho pensato che ora avete talmente tanti soldi da non farvene nulla, e che quindi per voi sarebbe stato meglio ricevere questi doni, che a confronto del denaro sono molto più preziosi”
“Ma quella borsa è vuota”
“E’ piena di cose che non si vedono”
“E cosa sarebbero queste cose”
“Allora, vediamo, qui in un angolo ho messo la compagnia dei miei amici contadini...ci sono anche due risate nel mezzo”
“E a ME ?”
Il contadino si avvicinò a Iomemì e lo grattò sotto le ascelle e Iomemì cominciò a ridere, ma a ridere che non ne poteva più
“AHAHHAHAH, basta, basta.....non respirò più!!!!!!”
“Com’è signor Iomemì ?”
“Bello grazie, ahah, mi sono divertito”
“Ecco vede, nella valigia non c’è una mano che la gratta, ma la compagnia dei miei amici che la possono far sorridere, se voi vi presentate con questa borsa, i contadini capiranno che siete loro amico e vi faranno compagnia”
“Oh bene, datemela subito allora”
“Non posso.....”
“Beh e perchè ?”
“I miei amici non ridono più, e anche io fatico ultimamente....le ultime risate sono quelle che le ho regalato pocanzi.Se ne volete ancora dovete venire con me”
Il contadino portò Iomemì al villaggio, in spalla, non è che si può pretendere un cambiamento troppo repentino da questo personaggio !!!!!!
Ma Iomemì vide solo facce tristi e cominciò a stufarsi.....
“Allora....queste risate ?”
“Ora vi spiego...dite loro che ci sono in arrivo Muli e Acqua per tutti i contadini del villaggio”
“Ma....non è vero”
“Provate”
Armato della solita faccia di bronzo Iomemì cominciò il suo discorsetto alla plebe...
“Popolo...per premiare i vostri sforzi, ho fatto arrivare Muli da soma e acqua potabile, per bere e per lavarsi”
I contadini cominciarono a gioire, e gli sguardi cupi della gente si trasformarono in sorrisi.
Lo strancalato si avvicinò all’orecchio di Iomemì e disse
“Solitamente vado con la mia valigia a raccogliere le risate, per quando sono triste, ma ora potete andare in mezzo ai contadini a raccogliere i sorrisi”
Iomemì, si infilò senza esitazione tra la folla e l’atmosfera lo rese felice tanto che cominciò a sorridere...poverino gli vennerò i crampi alla bocca, dovete sapere che non aveva mai riso così tanto, e così sentì un tuffo di libertà al cuore.
La sera tornò alla sua tana...e ritornò triste...
Passavano noiosamente i giorni e le cose non cambiavano, così Iomemì prese iniziativa e scese al villaggio...non l’avesse mai fatto...la folla inferocita lo inseguiva coi forconi
“Ci hai promesso l’acqua !!!!!!!” “Ci hai promesso gli animali per lavorare la terra”
Iomemì scappò a gambe levate da quel misto d’odio e violenza che stava per assalirlo.
“Devo fare qualcosa....altrimenti qua mi uccidono”
Iomemì dovette suo malgrado chiedere consiglio per riparare a quella situazione...proprio al contadino strancalato
“Ma come faccio adesso...i tuoi amici vogliono uccidermi !!!”
“Per forza, tu gli hai promesso l’acqua e non hai mantenuto!!!”
“Ma tu mi hai detto di farlo!!!”
“Sì...Iomemì...però...ci sarebbe una cosa da fare”
“E cosa....”
“Andate dal Re...e dite loro, che per convenienza vorreste far avere al villaggio degli animali per lavorare la terra e dei muli per caricare l’acqua. In questo modo avrete da spendere qualcosina subito, ma nel tempo vi frutteranno queste uscite”
“Si fiderà?”
“Dite lui che avrà grandi guadagni e si fiderà !!! Ciao Iomemì, e a presto !!!”
Iomemì non poteva far altro che seguire il consiglio del contadino strancalato, infatti dovete sapere che oltre ad essere un inguaribile egoista era anche parecchio ottuso e difficilmente aveva idee brillanti, capiva solo di rumori di stomaco e sbadigli...così si presentò al re e disse.
“Sua eminenza...pensavo....”
“Iomemì....pensavi ?”
“Si...insomma...ho visto che ultimamente il villaggio fatica a sostentarsi e ho pensato che le molte ore di lavoro dei contadini a raccogliere l’acqua dal fiume li privino della forza per lavorare la terra”
“E quindi Iomemì....”
“E quindi la zampadopera di mulo che potremmo prestare ai contadini si ripagherebbe in pochi giorni e voi ci guadagnereste insieme agli abitanti del villaggio”
“Affare fatto Iomemì...vada per i muli, ma glieli porterai tu....”
Che scena, Iomemì sul sentiero in capo a 12 somarelli...
“Guardate, un somaro in piedi che guida i suoi amici!!!, mettiti a gattoni, tanto mica imparano a camminare”
La gente rideva e prendeva in giro Iomemì, che era sporco come il bastone del pollaio, ma era felice soprattutto perchè finalmente avevano zampadopera in più !!!!!!!
Iomemì cominciava a sentirsi meglio...Alcuni lo invitavano a mangiare, altri anche solo per due chiacchiere e lui si fermava con tutti !!!! Era ubriaco di compagnia, risate e vino....
Stava proprio bene....
“Oggi IO ho raccolto tanta compagnia, MI hanno fatto tanto ridere, chissà se domani vorranno rivedere ME”
E così fu....
Ogni giorno il contadino strancalato si avvicinava a Iomemì con la sua borsa piena di cose fantastiche e Iomemì acconsentiva, e di lì a poco trovò anche il modo di contraccambiare.
“Strancalato, guardate qui dentro a questo orologio da taschino”
E nel dire ciò estrasse l’oggetto dalla sua tasca e lo aprì come per guardare l’ora e strancalato incuriosito lo interrogò.
“Ma di cosa si tratta Iomemì ?”
“Vedi qui dentro c’è tutto il tempo che ho perso a essere Iomemì....”
“l’orologio del tempo perso ?”
“Al contrario, è l’orologio del tempo trovato e del tempo fermo...fermo perchè vorrei sempre sentire quella fantastica sensazione che ho sentito quando i tuoi amici mi avevano accolto tra di loro, e il tempo trovato è quello che userò per fare in modo che ciò accada sempre più spesso”
Lussuria
Elementale
mi nuoci
e l'irresponsabile di tutto sono io
ma l'essere umano mi tradisce
e mi eccita
Tacere mi rende arido
squilibrato nel silenzio
e in preda alle vertigini
...Immobile...
Fino al tuo arrivo
le mie difese risultavano
gravi e impenetrabili
Ma ora solo nell'animo
tra il sangue e l'intenzione giaccio
innaturale quandunque io sia
e privo di comportamento
Questo è solo un altro me
e non può più importarti
perchè Io sono un domani lontano
e un presente ancora più indefinito
ma il passato
il passato è tutta un'altra cosa,
somiglia a un luogo familiare
dove ripercorrere con sicurezza
le superfici del tempo
e muoversi nelle medesime abitudini
Tutta la forza che hai
rimane per questi imprevisti
ma ora ?
Quali sono le tue forze ?
Non mi chiedo cosa pensassi quel giorno
mi chiedo piuttosto
la reazione al tuo pensiero
e perchè
pur pensando le stesse cose
ci si comporti in modo diverso
com'è possibile avere un animo identico
e delle intenzioni diverse ?
Lo trovi diabolico o elementale?
Inevitabile
l`affetto che rimanda parallelamente ad abitudini mai avute....
Nel tempo e nel suono, mescolare pelle con sentiero, e poi scavare, per arrivare a fondo nel cielo più agghiacciante,
il volto terribile della sete...
Mancami ancora, folle ritmica delle vene e rapisci il mio sguardo
fino a volerlo cambiare.
Colpiscimi forte e ripercuoti il tuo sorriso
nelle improvvise geometrie dell`infinito...
tutto in discesa...libero di volare...di schiantarsi nel vuoto,
perchè è nel vuoto...lei è nel vuoto...
La bellezza in uno scrigno di verità scolpite nell`ombra.
Eco
nelle dinamiche superficiali della casualità,
oppure sforzare solo un piccolo cavillo
e uscire dalle sembianze del tempo.
Sono lontano col mio solito divagare,
ed esco dal corpo pensando di entrare altrove,
nelle forme che mi da il suo piacere,
similarmente diverso al mio,
per sua essenza volgare
ma di natura amorevole e calda.
Non farle prendere niente, faglielo rubare,
e fa che non mi manchi ciò che l’illusione ha portato con lei.
Si allunga e si inarca,
si stringe a tratti togliendosi il respiro,
e viene con me nell’intimo cuore dell’estasi...
Dormi..anima splendida posata sul volto,
ti guardo cercando in ogni respiro
e nel sotterraneo movimento delle palpebre
il significato di ciò che hai estorto.
Aspetterò che quasi tu sia sveglia per scappare
e volerò come un sogno
ritornando dentro me.
Dell'amore
Ci sono estranei il cui ego pare già conoscerti e di cui anche tu avevi sentore, ma te ne allontani per paura di perdere gli affetti, non curandoti del perchè ti ci sei avvicinato.Da una situazione di presenza massiccia si arriva a pochi attimi e questo scuote l’equilibrio.Molte esperienze comuni, confidate nel presente, ma sepolte nell’indifferenza del passato ritornano prepotentemente e pur parlando di persone diverse prima o poi le loro anime si incrociano.E questo è sicuramente più alto di un contatto fisico, quando però il gesto materiale sveglia l’anima allora due persone sono tutt’uno ed è amore.
Il dubbio di un incontro mancato logora e questo scuote l’equilibrio.
Il tempo da modo allo spirito di colmare il vuoto e l’importanza che rivesti tu nei miei confronti, chiunque tu sia, è in proporzione al mio lamento sotterraneo. Quando avrò comunicato al mondo il mio dolore allora sarò libero da te e dalla tua mancanza, purchè tu non abbia dubbio alcuno su ciò che mi lega a te, ma la tua completa inconsapevolezza scuote l’equilibrio.
Inerzia
Non discuto la sostanza, l’inerzia con la quale il tempo mi investe della sua prepotenza, ma dell’inutilità con cui troviamo motivi per risolvere i problemi. La forma che nasconde la bugia più grande è il fiume che mi travolge e che mi lascia uguale attimo dopo attimo. Sono la medesima massa inerziale che gioisce dopo aver incrociato uno sguardo e che non reagisce al calore di chi si avvicina. Vattene, non voglio più vederti....sei solo un guscio di reazioni insulse, scappa finchè sei in tempo, almeno ora che sto tentando di ragionare, lasciami solo. Sono solo, tu mi hai reso solo, la tua smania di conoscenza, le tue debolezze, i tuoi errori e la tua introversia sono solo...l’inizio
Sei il figlio segnato male sul calendario, sei una famiglia, sei la voce che nessuno vuole ascoltare, sei i soldi quando i soldi ci sono, sei quello che nelle foto importanti non c’è mai, sei l’uomo che lavora e che non si preoccupa di niente, sei quello che sta bene perchè non prende le medicine.Non discuto la sostanza, non voglio parlare della sostanza, vorrei solo che avesse senso svegliarsi la mattina.
Il mio piede sinistro
Nel mio mondo, appoggiare il piede alla mattina può essere particolarmente importante... nel mio mondo il dolore fisico fa male anche all’anima e i pensieri si susseguono privi del minimo senso critico...nel mio mondo la realtà diviene profumo...e il mio mondo profuma d’irreale...
Appoggio il piede dolorante sul tappeto, mi accorgo che mi fa troppo male, e il male mi sveglia. Sono mesi che dopo una storta mi fa ancora male, e devo far schioccare il mignolo prima di camminare, il rito è sempre lo stesso, apro gli occhi, accendo l’abatjour, appoggio il piede per terra e mi accorgo di non poterci camminare sopra, così ritiro nuovamente il piede e con due dita tiro il mignolino come faceva mia nonna quand’ero piccolo e quell’ossicino fa STOCK, un rumore sordo che mi da sollievo, ma che non mi ha privato della sensazione di dolore e di un conseguente mal di testa da stress fisico. Da piccolo mia nonna la odiavo quando faceva quella cosa, lei rideva mentre mi causava del dolore...cominciamo bene ho pensato...a tastoni guadagno la toilette in stato vegetativo e ogni passo mi innervosisce, è tardi...mi sono svegliato tardi...ma decido comunque di fare una doccia perchè sento che devo lavare via qualcosa, e poi in Ufficio non è bello sentire l’odore pregnante di sudore da sonno. I primi jeans che trovo e la felpa al contrario sul termo spento, sono vestito, la routine viene appesantita ulteriormente dal fatto che i jeans sono stretti, e insistono in modo continuo e fastidioso sul mio coglione sinistro, non so se è perchè sia più grande del destro, ma comunque è una rottura immane camminare su quel cazzo di piede offeso e sentirsi stringere le palle. Io questi jeans li brucio giuro e domani vado dall’ortopedico che è anche mio vicino di casa...perchè sono così inconcludente ? E’ il mio vicino di casa...cosa mi costa andarci ? E i Jeans ? Perchè diavolo continuo a metterli...Nel breve tragitto che dal portone arriva alla mia macchina penso di essere un inconcludente e conseguentemente sorrido. Solo uno squilibrato può pensare di essere un inconcludente in modo così convinto perchè la sua parte sinistra gli duole e penso anche che solo uno squilibrato può sorriderne.
Fuori il mondo è vivo anche se fa schifo, il cielo è grigio, il traffico alle 8.15 in circonvallazione è già troppo intenso, è tutto così irritante, anche il signore che non ti fa passare dall’incrocio pur dovendo stare in fila...che stronzo figlio di puttana, un giorno sogno di uscire dalla mia vettura e tirarlo fuori dal finestrino e punirlo pubblicamente così che la gente rispetti quella precedenza che ogni bravo automobilista dovrebbe dare a chi esce da un cazzo di incrocio in circonvallazione, è già tardi deficiente non posso aspettare che tu a passo di lumaca mi lasci il posto per passare. Quando arrivo nella zona artigianale dopo 1 semaforo, 1 stop e 3 rotonde gli operai sono ancora giù nel bar a chiacchieare...mi guardano, io sono in ritardo di 20 minuti buoni e ho ancora il segno del cuscino sulla faccia, uno di loro accenna il saluto e dopo poco vanno alle loro auto aziendali per cominciare il lavoro che con la dedizione e il sentimento di un automa gli preparo quotidianamente. Mentre sto per avvicinarmi a loro, il cuore mi pompa lo smaronamento di quel cattivo risveglio nelle vene e incrocio una ragazza estremamente simpatica, di cui ho buonissimi ricordi, e penso che non è proprio il caso di avere uno scambio sociale nello stato in cui ero. Lei mi sorride sinceramente, è come una boccata d’ossigeno e io faccio altrettanto, tentando di imbastire in modo non poco impacciato un saluto, la approccio, come si farebbe quando vuoi far capire che hai fretta ma non vuoi essere cafone.
Ciao...saranno cent’anni...le dico mentre lei sta infilando delle buste nella cassetta delle poste...fai mille risponde sempre sorridendo e mi bacia le guance rasate di due giorni. I soliti convenevoli, sono impacciato, parliamo di un amico comune per rimanere ad una distanza di sicurezza, io ho la voce cavernosa di chi ancora non ha parlato con nessuno e si è svegliato con una leggera raucedine. Ricordo che 10 anni fa avrei voluto sbatterla violentemente, ma sempre per il mio essere impacciato non lo feci, mi convinco di questo per non pensare che in realtà era lei a non darmi modo di avvicinarla così.
Il mio ego ha una medicina per qualsiasi tipo di rifiuto, penso di aver subito talmente tanti rifiuti e abbandoni che dovendo drogarmi di artifici mentali assurdi per discolparmi da tutto e non sentirmi causa di allontanamenti vari ho seriamente perso la reale dimensione delle situazioni e di ciò che sono. Quando sono lucido mi rendo conto di essere un asociale e questa asocialità mi ha portato a pensare che il mondo non sia alla mia altezza...15 minuti fa osservavo la mia inconcludenza e ora osservo la mia onnipotenza, il mio squilibrio comincia a preoccuparmi e la giornata è appena iniziata.Mi siedo alla scrivania, controllo le firme dei miei colleghi e noto che manca quella del più riottoso, le paghe sono in ritardo di un mese e lui si rifà con queste assenze improvvise, o semplicemente mi sono dimenticato che è in ferie, bah, il mio interesse per questa cosa è lo stesso che proverebbe un Bonobo per un nuovo spot della Saratoga. Constato con gioioso cinismo che questa mattina non c’è quell’esaurita della mia segretaria, in assoluto la persona più negativa che conosca. Penso che una persona che faccia uso di psicofarmaci come lei non possa stare vicino agli altri, perchè esaurisce anche loro, ma gli psichiatri giocano su questo, la lasciano a piede libero apposta quei bastardi, così che anche altri impazziscano e aumenti il consumo di sostanze psicotrope legali. In pratica il discorso è questo, lei si comporta sempre nel modo peggiore in base alla circostanza in cui è, si comporta cioè nel modo da arrecare il più grave danno a chi le sta intorno, perchè la sua vita è una corona tempestata di fallimenti, in campo amoroso e professionale e allora cerca di stabilizzare sul suo standard la vita di chi la avvicina o di chi le dà confidenza. Facendo così si crea una schiera di inimicizie incattivite che nel tempo sfociano in litigi anche da tribunale, e di conseguenza è costretta ad assumere psicofarmaci per riequilibrare i minerali che ha nel cervello ed avere una sorta di benessere chimico che le permetta di continuare a comportarsi malamente. Io dico...smettete di darle medicine e insegnatele a vivere altrimenti mettetela in malattia finchè non guarisce di testa, ma capisco che sarebbe un peso sociale, mentre alimentare la richiesta farmaceutica di certi prodotti non può che essere positivo per l’economia precaria in cui siamo.
Caffè ?...sì arrivo subito, chiudo la mia pagina di FB dove ho ricevuto le solite notifiche inutili, e capisco che pur avendo 160 amici ci si può sentire soli e decido che un caffè con un collega è molto più conviviale.
Ridiamo del fatto che non c’è la psicopatica e dopo avere assunto caffeina sono carico come una molla, speravo in una spirale ascendente emotiva e invece sono nel collo dell’imbuto, anzi...rivivo ancora più velocemente i pensieri: piede, jeans, inconcludenza, squilibrio e onnipotenza e scrivere non mi aiuta...stasera mi sbronzo sicuro perchè nel mio mondo, appoggiare il piede alla mattina può essere particolarmente importante... nel mio mondo il dolore fisico fa male anche all’anima e i pensieri si susseguono privi del minimo senso critico...nel mio mondo la realtà diviene profumo...e il mio mondo profuma d’irreale...così è nei fatti.
Proiezioni
Il buio illuminato dalla macchina sospende il mio stato d'animo, perdo la concentrazione e mi assento, è come se l'asfalto fosse un enorme tapis-roulant di catrame e i fianchi della macchina divenissero la scenografia di un teatro all'aperto. Qualche cambio d'immagine mentre attraverso la nebbia, un muro di impalpabile grigiore che si nutre di luce, spandendola in un moto diseguale, confondendo ogni forma e distanza. Avverto solo qualche parola del mio passeggero, non dedico molta energia all'ascolto per non perdere questa trance autoindotta e realizzo che essere sé stessi è un problema, quando sé stessi significa essere me. Il parabrezza mi proietta scelte, cause e conseguenze del mio vissuto, evidenziandone gli errori commessi e io, come al solito mi giustifico-su quegli stessi concetti sento la voce insistente di chi mi sta accanto e vorrebbe il mio bene, mi soffermo sulla frase chiave “si vede come riesci a cavartela da solo” e comincio a valutarmi partendo da zero, comincio a pensare che chi mi ferisce lo fa per me, ma ovviamente io mi scanso per non sentire male. Crescita pari a niente, stasi e sospensione innaturale, profondo senso di inadeguatezza al mondo e la consapevolezza di non potercela fare, tutto questo modifica il mio modo di percepire le cose – “non mi ascolti” accusa - è vero, ma che ci posso fare ? La continua mancanza di possibilità, di denaro, degli ultimi mesi mi fa sentire in apnea, penso sempre di essere arrivato al dunque, di cominciare a poter godere di quel poco che mi spetta e poi immancabilmente qualcosa va storto. Non posso dare nulla a chi mi sta vicino, ho un profondo senso di vuoto causato dalle mie capacità, che evidentemente non servono a nessuno, e poi quali sono queste famose capacità ? Lo scrivere ? La matematica ? L'informatica ? Se hai tutte queste capacità e non le hai messe a frutto semplicemente sei un inconcludente, un brillante inconcludente o più facilmente non hai talento. Ho come l'impressione che il mio momento debba arrivare, e che la gente intorno si irriti pensando a come sto progettando questa transizione, semplicemente perchè la crisi mi ha assalito e non mi libera dalle sue fauci. Forse sono anarchico, non ascolto nessuno, ma cerco di fare contenti tutti tenendomi le mie osservazioni e dando sempre ragione, è solo che non mi muovo, hanno tutti ragione, ma io sono qui con le mie scelte e aspetto, tanto la mia dignità è morta qualche chilometro fa, sotto le ruote della macchina con una buona dose d'amor proprio.